Versi che hanno un legame profondo con la Musica, perché chi li ha scritti li canta dentro di sé. L’afflato lirico di questi Segreti canti d’incantato disincanto consiste nello spazio in cui l’anima conferisce con altre anime in un luogo appartato, le pagine di questo libro, solo in questo luogo e nessun altro.

Segreti canti d’incantato disincanto

La segretezza di questa parola poetica è un potente atto d’amore verso la poesia, per restituirle una sua dignità “mistica”, “oracolare”. Questo non è un prodotto pop. Noi siamo persone, ognuno di noi è persona nell’accezione latina del termine, “maschera”. Viene in mente Pirandello, ma anche il film di Bergman. La nostra esistenza si può svelare soltanto nell’incontro con gli altri, noi prendiamo forma soltanto agli occhi degli altri, quando ci vedono e forse proprio lì cominciamo a ragionare su noi stessi, quando incontriamo gli altri. Questi canti sono segreti, perché è stata precipua scelta dei due autori quella di…
Nel giardino dell’Eden non c’è solo pace. C’è il caos delle emozioni, dei desideri e delle paure; ci sono lupi, demoni e arpie. In questo spazio di tensione e di conflitto, la speranza emerge come un filo invisibile, portato dall’amore, dalla musica e dalla capacità di abbracciare la propria verità.

Nei magnifici giardini dell’Eden corrono lupi, demoni e arpie

"Nei magnifici giardini dell'Eden corrono lupi, demoni e arpie" è una silloge che esplora il tumulto dell'anima e la forza nascosta nella vulnerabilità. Rita Angelelli ci guida in un viaggio di rinascita e di crescita personale, in cui le cicatrici diventano segni di resilienza e i sogni si intrecciano con la realtà. Nel giardino dell’Eden non c’è solo pace. C’è il caos delle emozioni, dei desideri e delle paure; i lupi simboleggiano la solitudine e la forza interiore, i demoni rappresentano le nostre ombre più oscure e le arpie incarnano le voci del passato che non smettono di sussurrarci. In…
Quella di Colacrai è una poesia in cui si può persino avvertire l’odore della pelle (ma anche del sole della neve del sangue) così come il tanfo delle prigioni in cui si consumano agonie silenziose. Il verso a tratti si dilata, facendosi narrazione.

Ritratto del poeta in autunno

I versi di Colacrai traggono linfa dalla dimensione della storia di un genere umano che sembra aver smarrito le sue insegne e crocifigge gli angeli cui è toccata la stimmata della non conformità alla massa. […] È una poesia in cui si può persino avvertire l’odore della pelle (ma anche del sole della neve del sangue) così come il tanfo delle prigioni in cui si consumano agonie silenziose. Il verso a tratti si dilata facendosi narrazione; rifugge la cantabilità ma ha una sua musica tutta interiore che il lettore attento avverte distintamente. Le immagini germinano le une dalle altre, mai…
Una poesia che non cede mai alla sconfitta, capace di trasformare anche il dolore più grande in una mano che presta soccorso, uno sguardo attento e sincero, un abbraccio fraterno. Non c’è alcuna traccia di pietismo o ego di riferimento; Torta è capace di fotografare comunque l’attesa in uno scatto perfetto. Egli contamina la parola poetica con il cinema, la musica, il teatro, la pittura, parlando di tutto un mondo reale e quasi mai metafisico.

Changes: multiverso di uno sgualcito

“Guardate quassù, sono in Paradiso. Ho cicatrici che non possono essere viste Ho dei drammi che non possono essere rubati. Tutti mi conoscono adesso”. Con queste parole si apre il brano Lazarus, di David Bowie. La poesia di Ernesto Torta non cede mai alla sconfitta più totale, anche il dolore più grande si trasforma sempre in una mano che presta soccorso, uno sguardo attento e sincero, un abbraccio fraterno. La penna di Torta è completamente riconoscibile; adotta un linguaggio proprio, un ritmo musicale che rompe tutti gli schemi classici della poesia. Una poesia generata da cuore e istinto. Non c’è…